Să nu hoinărim pe cărările înfundate de literatura-maculatură și să evităm capcana Tatianei. Citiți, citiți, citiți, iar dacă citiți puțin, măcar citiți bine! (mai mult…)
Există episoade, epoci și evenimente istorice despre care știm că le știm. Totodată, există alte episoade, epoci și evenimente despre care știm că nu le știm. Și mai există episoade, epoci și evenimente despre care nu știm că le știm.
Mai exact, nu știm povestea atât cât este sau poate fi cunoscută, precum în cazul Botoșanilor (oraș și județ). Știm chestiuni disparate ce nu sunt aranjate într-un tot care să ofere o perspectivă unitară asupra trecutului. Iar aceste chestiuni disparate sunt cunoscute de o mână de istorici, care nu pun informația în circulație decât în cercuri restrânse (altor istorici sau specialiști), iar publicul larg, fără a fi vreun act premeditat, este lăsat pe dinafară.
„Botochan in districtu ejusdem nominis oppidum, post Iassum amplissimum” scria Constantin Vârnav în lucrarea sa de doctorat, Rudimentum Physiographie Moldaviae, susținută în 1836 la Universitatea din Budapesta. Pe înțelesul tuturor, Botoșani, în districtul cu același nume, vine al doilea după Iași. (mai mult…)

L’episodio elettorale appena concluso non è altro che la continuazione delle due proposte di civiltà che si contendono il campo, quella romena di stampo (u)europeo e quella russa, avanzata da sempre in terminidi Lebensraum. Ci sono state varie sfumature, ma tutte possono essere contenute in una delle due aspirazioni.
Si deve subito precisare che l’obiettivo principale degli attori coinvolti è stato il referendum per decidere se la Moldavia avrebbe dovuto modificare la costituzione per sancire l’intenzione di aderire all’UnioneEuropea.
I filorussi hannofatto di tutto per bloccare il referendum. Una bocciatura per motivi di quorum, oppure una vittoria del “no”, sarebbe stata la dimostrazione che l’attuale presidente del Paese, che è anche la promotrice dell’integrazione europea, Maia Sandu, non è più la persona giusta per governare la Moldavia e che la proposta del referendum era una fonte di discordia tra i cittadini. Inoltre, ogni iniziativa politica concernente l’integrazione sarebbe stata facilmente denigrata dai filorussi, adducendo come argomentazione che la voce del popolo si era espressa contro.
Il referendum si è deciso al limite (50,38% dei “si”), ma non si può dire che il popolo abbia parlato chiaramente a favore dell’adesione alla UE. I più “europeisti” sono stati i moldavi della diaspora, che giustamente hanno votato in massa a favore dell’Unione Europea.
Per quello che riguarda la competizione presidenziale, Maia Sandu ha vinto il primo turno con il 42,49% delle preferenze. Insieme a lei arriva al secondo turno Alexandr Stoianoglo, ex procuratore generale e candidato filorusso del Partito dei Socialisti, con il 25,95% dei voti. La partita si giocherà nelturno del 3 novembre. La rielezione dell’attuale presidente non è scontata, dato che gli altri tre candidati sono dichiaratamente filorussi (Renato Usatî ha preso il 13,79%, Irina Vlah il 5,48%, Victoria Furtună il 4,45%).
A prescindere dall’ingerenza negli affari interni della Moldavia da parte della Russia tramite vari personaggi con noti punti di riferimento al Cremlino (per esempio la rete dell’oligarca moldavo Ilan Șor, latitante in Russiadopo la condannadellaCorte di Apello di Chișinău a 15 anni di reclusione per aver preso parte ad una frode bancaria da un miliardo di dollari), si devono aggiungere alcune osservazioni. Innanzitutto, i moldavi favorevoli all’integrazione sono molti di più rispetto al voto espresso. Alcuni hannovotato “no” per ammonire la politica dell’attuale governo. Per essi, quindi, il “no” è stato una sorta di punizione nei confronti del presidente Maia Sandu. Altri hanno votato “no” per la paura genuina di infastidire la Russia. Hanno votato anche “no” quelli che in modo insensato credono che la minaccia principale alla sovranità moldava venga dall’Unione Europea. Si deve anche rimproverare all’attuale governo di avere sperperato le risorse per combattere l’opzione sfavorevole all’integrazione invece di concentrarsi sulla strategia per la promozione del “si”. Il risultato è stato quindi una campagna contro i fautori del “no” invece di chiarire perché il “si” sarebbe stato preferibile.
Comunque, la situazione sarà più comprensibile solo dopo il secondo turno delle presidenziali. Se Maia Sandu sarà rieletta, si potrebbe trarre qualche vantaggio per la causa europeista, usando però con più cautela la carta del referendum. Se invece vincerà Alexandr Stoianoglo, allora il referendum sarà ricordato, almeno per qualche decennio, come un momento di contesa tra i moldavi. (Remus Tanasă, 29 octombrie 2024, pentru Alleanza Cattolica)

1. Misiunea Bisericii în lume
Mântuirea înfăptuită de Cristos și, în consecință, misiunea Bisericii se adresează omului în întregime: de aceea, atunci când Biserica propune doctrina sa socială, nu numai că nu se abate de la misiunea sa, ci o îndeplinește cu fidelitate. Mai mult, evanghelizarea nu ar fi autentică dacă nu ar ține cont de relația dintre Evanghelie și comportamentul personal, atât la nivel individual, cât și la nivel social. În plus, Biserica trăiește în lume și este logic și chiar potrivit ca ea să se raporteze la lumea aceasta într-un mod armonios, respectând structura și scopul propriu diferitelor organizații umane.
Astfel, Biserica are misiunea, care este, în același timp, și un drept, de a se ocupa de problemele sociale; iar atunci când face acest lucru, „nu poate fi acuzată că și-a depășit domeniul specific de competență, cu atât mai puțin mandatul primit de la Domnul” [1]. (mai mult…)

Însă, Enescu nu și-a uitat sau ascuns vreodată rădăcinile sale de român, de moldovean din nordul țării, de la Liveni, Cracalia și Mihăileni. După cum mărturisea, „n-am părăsit dealurile, văile și pădurile Moldovei. (mai mult…)


I romeni sono stati chiamati alle urne il 9 giugno per eleggere 33 eurodeputati ed anche per votare alle elezioni amministrative. Con riferimento soltanto alle elezioni europee, fino a giovedì sera, quando mancava ancora la convalida per 15 seggi elettorali, si sono presentati al voto il 52,41% dei18.978.908 cittadini aventi diritto.
La strana coalizione fra i due partiti “storici” e nello stesso tempo i due partiti che hanno governato di più dal 1989 ad oggi, trova insieme il Partito Social-Democratico ed il Partito Nazionale Liberale. Pur non essendo la prima volta in cui si sono alleati, questa convivenza politica non è per niente naturale, non solo dal punto di vista dottrinale, ma anche perché, in Romania, chi di solito vota per uno di questi due partiti disdegna l’altro e viceversa, ognuno dei due partiti avendo il suo elettorato fedele. L’alleanza ha funzionato pure a livello locale, per le amministrative, in modo sporadico laddove il loro peso politico quasi monopolistico era stato minacciato da un terzo partito. Seconde alcune dichirazioni, l’intento dell’alleanza sarebbe di offrire stabilità e continuità governativa al paese, vista l’importanza e vicinanza strategica al fronte ucraino; secondo questa prospettiva, ci si può aspettare la continuazione dell’alleanza anche in vista delle prossime elezioni presidenziali che saranno in questo stesso anno, nell’eventualità di un ballottaggio fra il candidato social-democratico oppure nazional-liberale ed un candidato favorevole all’espansionismo della Russia in Ucraina.
In realtà, il dibatito politico per il Parlamento europeo è stato quasi inesistente, i partiti essendosi concentrati sulle elezioni amministrative. In questo modo, la seconda lista più votata è quella guidata dal partito l’Alleanza per l’Unità dei Romeni con il 14,93% dei voti. Si tratta di un sodalizio fortemente euroscettico e abbastanza pro-Putin. Si può notare che questa lista, insieme ad un altro partito euroscettico e pro-Putin, il partito S.O.S Romania, entrato al limite nel Parlamento europeo, hanno il maggior numero di voti dei romeni della diaspora europea.
La terza lista è stata quella dell’Alleanza per la Destra Unita, pure questa abbastanza innaturale visto che si sono alleati due partiti di destra (Forza della Destra ed il Partito Movimento Popolare) ed un partito con una forte impronta progressista, cioe l’Unione Salvate la Romania. Quest’ultimo, da diversi anni, sta provando a guadagnarsi l’immagine di un partito di destra, per il momento riuscendo ad allontanare gli elementi piu radicali di sinistra, senza compensare però con qualcosa di serio l’errore delle origini. Comunque, fra i tre partiti della lista, l’ultimo ha il più forte peso politico.
L’unico partito conservatore romeno e l’unico affiliato al Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (ECR), l’Alternativa Destra, ha preso pochi voti, lo 0,45%.
Alla fine, ecco le percentuali parziali per chi ha superato la soglia elettorale:
- Lista del Partito Social-Democractico + Partito Nazionale Liberale: 48,56% – 19 seggi;
- Lista dell’Alleanza per l’Unità dei Romeni: 14,93% – 6 seggi;
- Lista dell’Alleanza per la Destra Unita: 8,70% – 3 seggi;
- Unione Democratica Magiara di Romania: 6,48% – 2 seggi;
- Partito S.O.S Romania: 5,03% – 2 seggi;
- Candidato indipendente (Nicu Ștefănuță): 3,08%
Remus Tanasă, 15 iunie 2024, pentru Alleanza Cattolica

Cei care compromit ideea de națiune sunt mai stăruitori căci atât dreapta cât și stânga marșează cu națiunea de peste două secole. Apropo, pășuniștii și ceilalți naționaliști narodnici știu că ideea de națiune este una eminamente modernă, lansată pe scena lumii de înaintașii stângiștilor contemporani, adică de iacobini? Hayek a scris destul de elocvent despre asta.



