*articol publicat de Agenzia Stampa Italia (Agentia de Presa Italia)
Oggi è una realtà il fatto che un numero sempre piu alto di romeni stiano rimpiangendo l’ ex-dittatore comunista Nicolae Ceasescu. Si, avete capito bene, l’ ex-dittatore che è stato fucilato nel dicembre del 1989 dai sui compagni di partito, diventati, nella notte, poi democratici.
La cosa che potrebbe sembrare strana è che l’ ex-dittatore comunista Nicolae Ceasescu viene attualmente ricordato per quello che ha fatto di positivo per il popolo romeno e non per i suoi atti criminali.
Quelli che stanno rimpiangendo Ceausescu non sono soltanto l’ex classe dirigente del regime comunista, membri di partito, o quelli con poca educazione. In questa epoca, dopo 21 anni di democrazia occidentale, ad avere nostalgia dell’ex segretario del partita comunista rumeno è gente normale. Infatti i Rumeni hanno fatto un bilancio fra le due realtà e si sono resi conto che vivono peggio del 1989. È vero che la memoria di un popolo è corta, però la spiegazione di questo fenomeno sta nel fatto che negli ultimi 21 anni la classe politica romena, combinando interesse proprio con il capitalismo senza regole, ha rovinato economicamente, socialmente ed istituzionalmente il Paese. La Romania è oggi una nave in deriva, avendo al timone veramente un ex-marinaio – il presidente Basescu – un paese senza direzione e senza punto di arrivo.
Tra l’altro, l’impotenza dello stato romeno che è guidato da politici corrotti , è anche la causa dell’imigrazione massiccia dei romeni in Italia e nell’Europa Occidentale.
La Romania fa parte dell’Unione Europea dal 1 gennaio 2007, almeno sulla carta perché, rispetto alle altre nazioni che ne fanno parte, la realtà è diversa; dal punto di vista del tenore di vita, della produzione economica nazionale, del finanziamento dei settori chiave come salute, educazione e difesa nazionale, o dal punto di vista del funzionamento di certe istituzioni come parlamento, polizia o tribunali, la Romania può concorrere e battere molti stati del Terzo Mondo.
Non possiamo più dubitare del fatto che la Romania del 2010 è un paese del Terzo Mondo situato nell’Europa e, cosa ancora più vergognosa per la classe dirigente romena, la Romania con queste cattive credenziali è tuttavia membro dell’UE.
Se è vero che molti diritti e libertà mancavano nella Romania di Ceausescu, però nessun membro di partito o semplice cittadino, avrebbe mai potuto immaginare i nuovi “record” della Romania di oggi: prima tra i paesi dell’UE per corruzione ed evasione fiscale, ultima nei servizi sanitari, giustizia ed infrastrutture.
Premesso che con questo articolo non voglio discolpare né Ceausescu e né il comunismo, una cosa però mi fa riflettere ed è il fatto che, diversa gente, come pure mia madre – una persona colta- mi dicono che si “stava meglio con Ceausescu”. Allora, questa sorprendente nuova verità vuole significare che qualcosa non funziona bene nella Romania odierna. Tutti quelli che stanno oggi rimpiangendo Ceausescu mi rispondono sempre la stessa cosa: “almeno dava a tutti una casa ed un lavoro!”. Ma come si viveva ai tempi di Ceausescu? La prima cosa da dire è che come in ogni dittatura, certe libertà mancavano però come mi dice mia madre: “se stavi nella barca tua, il regime non ti dava fastidio”. In secondo si deve aggiungere che, dal punto di vista del tenore di vita, la dittatura di Ceausescu può essere divisa in due parti: fino al inizio degli anni ’80 e il periodo fino al 1989; le ragioni che hanno spinto il popolo a ribellarsi contro il regime nel 1989 devono essere ricercate nel secondo periodo, periodo nel quale le primarie necessità del popolo non venivano soddisfatte e, queste mancanze sono diventate sempre più evidenti e sempre meno sopportabili.
La spiegazione di questo fatto si ritrova nei debiti esteri che la Romania aveva contratto e che Ceausescu voleva ed era riuscito a saldare proprio nell’anno della sua caduta. Infatti, siccome i più importanti prodotti di esportazione della Romania comunista erano di natura agricola, Ceausescu esportandoli per pagare i debiti causò la mancanza dei viveri nei negozi e nelle case dei romeni. Comunque dobbiamo ricordare che la Romania è stata l’unico paese del blocco comunista che nel 1989 non aveva piu debiti esteri, primato rovesciato dalla politica (neo)liberista promossa dai politici romeni negli ultimi due decenni. Il nuovo “primato” consiste nel fatto che la Romania è il Paese europeo più indebitato al Fondo Monetario Internazionale, di circa 150 miliardi di euro, mentre il potere di acquisto dei romeni è piu basso oggi rispetto a quello del ’89; infatti si tratta di un doppio “primato”, la Romania, nella sua storia moderna, non era mai stata cosi indebitata come quella del 2010. Un dato estremamente negativo causato dalla sostituzione dell’ interesse nazionale con l’interesse personale da parte della classe politica post-comunista.
Molti romeni rimpiangono Ceausescu perché negli ultimi 21 anni abbiamo avuto una classe politica anti-cristiana attraverso la sua immoralità, anti-nazionale, attraverso la sua viltà e anti-sociale, attraverso la sua insensibilità: oggi, i valori cristiani non hanno nessun significato per essa, l’interesse nazionale non vuole difenderlo e i problemi del popolo non sono nella loro agenda politica. Dal 1989 in poi, i politici hanno distrutto l’economia nazionale attraverso ogni tipo di manovre piu o meno legali, hanno contribuito alla perdita del piccolo peso geopolitico regionale ed europeo che la Romania aveva prima del ’89 ed hanno pervertito le relazioni umane tra individui attraverso la promozione e diffusione nella società di una infinità di disvalori.
Il rimpianto di alcuni dei romeni per il vecchio regime ingrandisce il fantasma di Ceausescu, così che molti dei politici romeni, invece di cercare le vie di sviluppo per la Romania nel nuovo contesto storico, preferiscono condannare a parole il comunismo, mentre con le loro azioni non fanno nulla per soddisfare i reali bisogni dei romeni, rendendo “difficile” decidere chi è più disumano: l’ ex-dittatore comunista o il dirigente politico contemporaneo?
Per concludere l’articolo voglio ricordare in breve la differenza tra il regime di Ceausescu e quello della Romania attuale: se prima del ’89 il romeno medio aveva i soldi., ma i negozi erano svuotati di merce, il romeno medio del 2010 non ha i soldi per comprare la marea di prodotti che si trovano nei supermercati delle multi-nazionali; il popolo è più povero rispetto al 1989, mentre il Paese è più indebitato che mai. Allora si pone un’ inevitabile domanda: dov’è lo sviluppo, il progresso e il benessere promesso dal capitalismo liberale? (Remus Tanasă)
1989 | 2009 |
PIL=53 mld dollari | PIL=165 mld dollari |
Stipendio medio netto=200 dollari | Stipendio medio netto=460 dollari |
Esportazioni=10,5 mld dollari
Importazioni=8,5 mld dollari +2 mld dollari |
Esportazioni=28 mld dollari
Importazioni=39 mld dollari -12 mld dollari |
Bilancio : entrate=348,5 mld LEI (44% del PIL)
spese=288,4 mld LEI eccedente= 7,5% del PIL |
Bilancio: entrate= (30% del PIL)
spese= (37% del PIL) deficito= 7% del PIL |
* i romeni spendono in 2010, 50% del stipendio su viveri alimentari mentre la media europea e di 10-15%.
Nota (ANSA) – BUCAREST, 23 SET – Un romeno su due ritiene che si vivesse meglio durante il regime comunista, crollato nel dicembre 1989: lo stima un sondaggio commissionato dall’Istituto per l’investigazione dei crimini del comunismo e la memoria dell’esilio romeno (Iiccmer). I risultati del sondaggio, condotto dall’agenzia Csop e divulgato oggi, indicano inoltre che il 25% dei romeni e’ convinto l’ex dittatore Nicolae Ceausescu abbia fatto del bene al Paese, contro il 15% di avviso opposto. Il 40% degli intervistati definisce comunque criminale il regime comunista. Inoltre, il 75% considera che gli ex agenti e collaboratori della Securitate, la famigerata polizia politica comunista, non dovrebbero piu’ ricoprire incarichi pubblichi o dovrebbero dimettersi se ne rivestono. Intervistato dalla radio pubblica Romania Actualitati, il direttore dell’Iiccmer, Adrian Cioflanca, ha spiegato che dal sondaggio risulta che la gente non condanna il comunismo nel suo insieme ma solo certi aspetti, che confronta col presente, come le case o i posti di lavoro che il regime assicurava alla popolazione. (ANSA).